La raccolta del materiale
I materiali raccolti sul terreno da Pellis e dai suoi successori e registrati sui fascicoli in duplice copia sono stati via via schedati e archiviati secondo un procedimento volto a rendere disponibile non solo un archivio permanente delle singole inchieste, comprendente i fascicoli con le seconde copie, ma anche un archivio delle schede contenenti i materiali dialettali raggruppati e ordinati geograficamente per voci o nozioni e destinati a comporre le carte linguistiche corrispondenti. In altre parole, di ciascun fascicolo compilato in duplice copia e relativo a una determinata inchiesta, una copia (la prima) veniva ritagliata e ogni risposta dialettale incollata su una scheda; le schede erano poi inserite, in ordine di sigla geografica corrispondente a ciascuna località, nelle singole mazzette che raccoglievano tutte le risposte dialettali a ogni voce del questionario e che erano originariamente suddivise in quattro quarti (NE, NO, SE, SO) e successivamente in due metà (Nord e Sud) al fine di ottenere un ordine alfabetico per sigla ininterrotto.
Purtroppo, con la scomparsa improvvisa nel 1968 di Benvenuto Terracini, l’impresa veniva nuovamente privata della guida più autorevole, e proprio nel momento in cui si cominciava a pensare alla pubblicazione. Ma, prima di morire, Terracini non solo ha lasciato l’impianto generale dell’Atlante, ma ha anche indicato, con la messa a punto del piano relativo ai primi due volumi di carte che fece ancora in tempo a portare a termine, il metodo e il procedimento da seguire nella preparazione dei volumi successivi.
Nel frattempo, i primi saggi di prova avevano però rivelato tutti gli inconvenienti di una raccolta compiuta — almeno nella fase iniziale — in modo non sufficientemente sistematico, costringendo il nuovo direttore Corrado Grassi e il neocostituito Comitato di redazione (composto da A. Genre, S. Campagna e L. Massobrio) a un ordinamento generale e a una revisione preventiva e integrale di tutti i materiali d’archivio. Ciò che richiese un durissimo e oscuro lavoro durato ben quindici anni (1968-1983), alla fine del quale si conclusero, oltre alle operazioni di carattere preliminare riguardanti l’ordinamento dell’archivio linguistico ed etnografico, anche l’allestimento della base cartografica definitiva, l’elaborazione della tabella generale dei segni di grafia fonetica, la nuova edizione sinottica del questionario, gli indici delle inchieste e la preparazione del volume introduttivo. E, quel che più conta, in questi anni furono anche elaborati un nuovo piano dell’opera (poi non attuato per ovvi motivi) e un nuovo procedimento di redazione basato su tecniche computazionali, che costituì un’innovazione fondamentale apportata da Grassi al metodo di lavoro e conservata, come punto fermo, per il futuro.
Negli anni successivi l’Atlante, diretto dal 1983 da Arturo Genre dopo l’abbandono di Grassi, conosce altri momenti ancora più difficili e, talora, addirittura drammatici della sua tormentata vita.
Ma chiari segnali di ripresa si profilano verso la fine del 1987, allorché, in seguito a un articolo appardo il 23 ottobre sul quotidiano torinese “La Stampa” a firma di Guido Paglia e denunciante la grave situazione in cui versa l’Atlante e il timore dell’interruzione della sua semisecolare attività, alcuni responsabili dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato prendono contatti con la Direzione dell’ALI, dichiarando l’interesse dell’Ente all’iniziativa. L’anno dopo viene firmata la Convenzione tra i due Istituti per l’edizione dell’opera dell’Atlante Linguistico Italiano, in base alla quale il Poligrafico si assume totalmente l’onere non solo della stampa ed edizione dell’Atlante, ma anche la memorizzazione di tutti i materiali etnolinguistici d’archivio per la costituzione di una banca-dati completa, gestibile automaticamente in funzione della compilazione sia delle carte linguistiche sia degli indici relativi, nonché della pubblicazione dei volumi etnografici complementari e di quello introduttivo all’opera.
In collaborazione con l’Istituto Poligrafico, al quale — non va dimenticato — spetta in massima parte il merito della ripresa dei lavori, vengono studiate nuove procedure, sperimentate le tecnologie computazionali più avanzate per la creazione di una banca-dati gestibile automaticamente, costruiti nuovi set di caratteri fonetici speciali, allestiti sofisticati software per il trattamento e la cartografazione automatici dei materiali dialettali (e ciò sulla base anche dell’esperienza acquisita sin dal 1968 negli studi condotti con il Laboratorio di linguistica computazionale del CNR di Pisa), messa a punto una nuova base cartografica, definiti gli aspetti tecnico-editoriali dei volumi di carte linguistiche, di indici e di quello introduttivo dell’Atlante.
Nel 1990 inizia poi, a cura dell’Istituto romano, la memorizzazione delle prime 500 voci dialettali destinate alle 200 carte linguistiche che compongono i due volumi della prima sezione dell’Atlante dedicata a Il corpo umano e alla fine dell’anno successivo prende avvio anche la composizione dei testi dei singoli protocolli d’inchiesta compilati dai raccoglitori al momento del rilievo nei 1.000 Punti italiani esplorati.